Il romanzo senza idillio. Saggio sui Promessi Sposi by Ezio Raimondi

Il romanzo senza idillio. Saggio sui Promessi Sposi by Ezio Raimondi

autore:Ezio Raimondi
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 88-06-15588-1
editore: Einaudi
pubblicato: 2000-08-15T00:00:00+00:00


Il principio costruttivo del rifacimento è quello di una criptoparodia, visibile soltanto all’occhio del suo produttore, con trasposizioni o aggiunte che accentuano il ritmo dell’enunciato, la sintassi logica della «disputatio», e con ripetizioni didascaliche, raccolte intorno al dilemma di sostanza semplice o composta, che sulle labbra a Don Ferrante, nel mezzo di una conversazione che vede quale destinataria una «signora» poco esperta di filosofia, si connotano di nuove risonanze comiche, mentre in virtù dell’emittente a cui vengono attribuite, le stesse parole diventano caricature implicite, iperboli per così dire mistificate. Ma anche quando si occulta e non partecipa quindi alla vita del testo che si realizza nella lettura media, una parodia conserva sempre un valore sintomatico soprattutto nell’ordine dell’analisi genetica, perché essa, una volta individuata, porta alla luce certe intenzioni dello scrittore dal fondo del suo atelier, rispecchia un sistema di lavoro, una ricerca di motivazioni e di artifici: la scrittura sperimenta se stessa nel suo movimento inventivo. Proprio controllando l’archetipo storico di Don Ferrante filosofo della sostanza e dell’accidente, si comprende come attraverso la forzatura del testo barocco la trascrizione del romanzo miri a un double grottesco dell’Achillini che scrive al Mascardi, in parallelo chiarissimo con la pagina dell’Anonimo che si richiama invece alla lettera gemella del secondo, e come poi dia origine al dialogo di una marionetta irrigidita nell’«amplificatio» ma mobile e gesticolante, con una cadenza di opera buffa il cui palcoscenico è ancora il linguaggio. Da una parte si elimina quello che l’Achillini annota intorno al «flagello» della peste, compresa la sua conclusione fideistica di letterato perplesso e devoto, e dall’altra si introduce la certezza asseverativa dell’attacco «dico dunque», tipico di una sintassi filosofico-erudita, che immediatamente viene ripreso a livello semantico dalla formula «in rerum natura», ripetuta ai due estremi del periodo come un’immagine di refrain, di epifora minore, quasi da filastrocca magica. Sin dal principio l’elemento più importante pare così l’intonazione, la figura e la dinamica sonora della voce che disserta.

Lo spostamento delle considerazioni sull’accidente dalla prima alla seconda parte del discorso, dopo l’inserto enfatico di Argo e Briareo, favorisce un’ulteriore dilatazione di questa semantica fonica mediante i segmenti di parlato che si succedono incalzanti in concorrenza con lo sviluppo del pensiero argomentativo, da «oh benissimo; vediamo ora» a «peggio che peggio», «ci dicono questi signori», «ah! ah!». Il nesso di «filosofia» e «ripugna», che nella pagina dell’Achillini ha una posizione media di tipo strumentale, si moltiplica ora in un’iperbole di variazioni compiaciute, di gesti sussidiari che sono altrettanti segni di un riso che esplode, di una retorica che si sente sicura e si abbandona alla meccanica musicale delle proprie ricette. Il trinomio «cozzano, ripugnano, stanno insieme come Aristotele e scimunito», siglato come si vede da un ossimoro in maschera, l’anafora di «due parole», la variatio di «fare sgangherar dalle risa le panche delle scuole» e «scontorcere la filosofia», l’intensificazione triadica di «tiene, insegna, pone per fondamento» conferiscono al monologo la spinta oratoria di una peroratio negativa in contrasto con la lineare semplicità del teorema di fondo,



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